Un grazie che va Aldilà (da parte di mio papà)

“Hai visto Gilio? A forza di obbligarlo a fare temi quando era al liceo, Alberto stavolta ha imparato a scrivere…”
Ridono di gusto. Mio papà guarda mia mamma con gli occhi lucidi, come quando gli lessi la storia del mio “Heysel”, e si abbracciano felici; dimensionalmente lontani, ma al tempo stesso vicini a me, come non mai.
E’ successo qualcosa di magico, qualcosa di inaspettato, sorprendente e totalizzante.
Un magone trattenuto singhiozzando per settimane, un malessere che scorreva tra le mie vene intossicando i miei pensieri, ha trovato uno sbocco inatteso, ribaltando una situazione che pareva compromessa.
Un po’ come quella volta a San Siro.
Dal terzo anello guardi l’orologio e pensi che ormai non ci sia più tempo, immagini il tricolore dipingersi sulle maglie azzurre dell’avversario, poi vedi uscire Icardi ed entrare Santon, ed in un secondo cambia tutto, fino a quell’urlo liberatorio, quando la palla di
Higuain entra in rete e la tua felicità è assoluta, avvolgente, straripante.
Ero andato a dormire ferito, dopo l’ultimo silenzio alla mia richiesta di “considerazione” per mio papà e, rigirandomi tra le lenzuola, mi è venuto in mente di raccontare a modo mio la storia di una vicenda grottesca di cui non riuscivo a cogliere il senso. Al mattino la sveglia puntata un’ora prima, e le dita che iniziano a pigiare i tasti in modo quasi automatico, guidati dall’emozione di una delusione troppo grande.
“Cara @juventusfc ti scrivo
per conto del mio papà, tifosissimo e abbonato, che non c’è più”…
di @panoz4ever https://t.co/t5UCGkoOMR— Juventibus.com (@juventibus) 1 luglio 2019
Ho scritto agli amici di Juventibus, in punta di piedi, perché non c’era rabbia, non c’era acredine, ma solo un infinito senso di vuoto per i modi e l’assurda trafila di escalation alla quale nessuno era stato in grado di dare una risposta.
Una carezza. Era proprio una carezza quello che cercavo e dall’attimo stesso in cui il post è uscito su twitter sono piovute parole di affetto, vicinanza e condivisione, per una storia che temevo potesse sfociare nella solita polemica, in cui ci si sfida a chi dice più volte “vergogna”.
Decine, centinaia di commenti di persone che hanno semplicemente capito quello che chiedevo, e in quel momento ho chiuso gli occhi e ho rivisto mio padre, venirmi incontro per dirmi con un sorriso:
“Sei sempre il solito testone, lo sai che non ce n’era bisogno…”
e il mio petto si è gonfiato d’orgoglio per le parole che voi gli avete dedicato, per come la mia storia, la sua storia è diventata la nostra storia.


Il mio motto è ‘c’è sempre una soluzione’, perché, anche quando pensi non dipenda da te, puoi trovare una soluzione per raggiungere il tuo obiettivo in modo solo un po’ diverso e dietro alla felicità di aver regalato a mio papà il rispetto che meritava, c’è un altro successo importante, di tutti.
Quando ci mettiamo in gioco, raccontando i nostri sentimenti, sia ciò che ci ferisce che quello che ci fa stare bene, senza accusare, senza inveire o insultare, l’effetto si propaga… quasi nessuno tra quelli che mi hanno risposto ha pensato a “dare la colpa a qualcuno”, ma è stato vicino a me, a mio padre, ed alla fine abbiamo vinto tutti…
Qualcuno mi ha detto che il Presidente ha chiesto di me e questo mi regala un sorriso in più, non importa se ci sarà una lettera, un gesto o un regalo, da oggi la Juve è tornata ad essere per me la squadra che mi fa battere il cuore, cancellando ogni macchia e ogni malinconia, da oggi rientrare allo Stadium sarà un’emozione ancora più grande, per tutto l’affetto che siete riusciti a trasmettermi.
Ah, dimenticavo di dirvi che anche Gilio e Gemma da lassù mi hanno detto di ringraziarvi ❤ #finoallafine.
P.S. Un ringraziamento particolare a Letizia, Mirko e Michela di Juventus, per quello che hanno fatto o provato a fare.
di Alberto Scotta “Panoz”