3 cose da migliorare per triturare le partite

Sarri non vuole “gestire le partite” vuole “aggredirle, triturarle!“
Le ultime due gare casalinghe ci lasciano una Juve diversa da quella che aveva dominato SPAL e Leverkusen. A tre giorni dal 2-1 contro il Bologna, col tema sarriano delle gare da “triturare”, abbiamo visto una Juve faticare in uno degli scenari più difficili in assoluto, soprattutto per una squadra poco rodata: i rivali vogliono strapparti un punticino e si ritrovano sopra di un gol.
Sono partite che, soprattutto nei gironi di UCL, hanno creato grattacapi alla Juve degli ultimi anni, come in Juve-Sporting 2017 (2-1 dopo un autogol di Alex Sandro) o la rimonta contro l’Olympiacos (3-2) nella partita che poteva interrompere prematuramente la cavalcata verso Berlino.
A differenza di quelle gare però, la Juve ha tenuto la palla dal primo all’ultimo minuto, riuscendo a recuperarla alta ogni volta che la Lokomotiv provava a uscire con un primordiale palleggio, e Szczesny non ha vissuto reali pericoli al di fuori dell’unica sortita in cui i russi hanno trovato il gol del vantaggio.
Juve in controllo ma lontana dalla squadra che vuole Sarri. Si possono identificare tre aspetti di criticità su cui lavorare per arrivare davvero a triturare le gare in cui la superiorità tecnica va tradotta in un risultato rotondo:
1. L’ATTACCO DELL’AREA
La Lokomotiv si proteggeva centralmente con 6 giocatori fra centrali di difesa e centrocampisti. La Juve ha cercato di attaccare questo blocco basso con due strategie: lo svuotamento dell’area per costruire trame centrali con il palleggio; i cross di Cuadrado dopo un 1vs1 in isolamento o una triangolazione veloce. Questo scenario non è cambiato con l’ingresso di Higuain, con la Juve che ha continuato a insistere su questi due temi. Nessuna delle due soluzioni ha funzionato bene, la prima perché la densità centrale dei russi ha ridotto al minimo i margini di errore tecnico nelle combinazioni palla a terra, la seconda perché gli attaccanti sono stati sovrastati dai difensori sulle palle alte e si sono divisi male l’area sui cross rasoterra. Non è un caso che la partita sia stata decisa da due tiri da fuori ben costruiti, quando la Lokomotiv era talmente schiacciata nella sua area da non riuscire più a portare la giusta pressione oltre i 20 metri. Nonostante i famosi 28 tiri prodotti, la Juve ha dato un’impressione generale di sterilità e scarsa varietà di soluzioni nell’ultimo terzo di campo.
2. INCAPACITA’ DI CAMBIARE RITMO
L’ha detto Sarri: “siamo partiti a 10 all’ora e abbiamo finito a 10 all’ora”. La circolazione del pallone è stata lenta e periferica, merito anche della disposizione e dell’aggressività dei russi, ma demerito di chi doveva farsi trovare fra le linee che si è mosso poco e male. Bentancur bocciato da trequartista, Khedira e Matuidi davvero poco incisivi: se il palleggio non va ai giri giusti, questa squadra non ha giocatori che possono dare il cambio di passo. Conseguenza inevitabile appoggiarsi così tanto su Cuadrado.
3. INTERPRETAZIONE DI BONUCCI E DE LIGT
I due centrali difensivi hanno giocato forse la partita peggiore di questo mini-ciclo che li ha visti assoluti protagonisti. Nell’occasione del gol, de Ligt buca l’intervento sul rinvio del portiere, generando un 2vs3 gestito poi malissimo da Bonucci. Nota a margine, la situazione è pressoché identica alla giocata dal rinvio del portiere che rischiava di costarci il pari al 90’ di Juve-Verona. Al di là dell’episodio, a preoccupare è stata la sofferenza di entrambi i nostri centrali contro Eder, un “pennellone” che ha vinto duelli, preso falli, fatto respirare la squadra. La Lokomotiv non aveva alternative al lancio lungo per risalire il campo, i nostri centrali avrebbero dovuto prendere le contromisure necessarie per tagliare questi rifornimenti, che invece sono stati un tema costante dei primi 70’ di partita.